AFGHANISTAN

A partire da fine agosto 2021, i volontari del Gruppo Caritas di Cisterna - di cui don Binello è responsabile – hanno accolto una giovane famiglia afgana aderendo al progetto “Corridoi umanitari” della Caritas di Asti. Un incontro fatto di gesti concreti, umanità al quale ha aderito l’intera comunità cisternese. Si rendeva necessaria una riflessione sulla situazione del Paese di provenienza di questi giovani perchè, troppo spesso, siamo vittima di pregiudizi o di informazioni che non ci permettono di

comprendere. Proprio per questo, mercoledì 29 settembre 2021, Domenico Quirico ne ha parlato nell’ambito dell’ incontro dal titolo “Afghanistan” che ci è tenuto al Castello di Cisterna d’Asti. L’iniziativa è stata organizzata da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di S. Damiano, Museo di Cisterna, Unità parrocchiale dei Santi Gervasio, Matteo e Protasio, Caritas parrocchiale di Cisterna d'Asti, con Fra Production Spa, Libreria "Il Pellicano" e Aimc di Asti.

Domenico Quirico, giornalista, repoter, uomo. Ciò di cui ha parlato non è stato altro che il frutto della sua esperienza costruita in anni di lavoro sul campo a contatto con le genti di cui ha scritto. Il suo racconto - crudo e incisivo - è stato in grado di suscitare dubbi e interrogativi su quanto realmente accaduto in questo nel Paese. Nel 2001, l’attacco a New York determina una serie di eventi. Si tratta, come l’ha definito Quirico, del Big Bang degli attentati. Ben Laden viene ritenuto ospite dei talebani che vengono definiti, per semplificare, come studenti coranici ma questa è una piccola parte della realtà. I talebani gli sono fedeli per un codice d’onore che prevede che chi ti ha aiutato non può essere consegnato ai propri nemici. E Ben Laden, infatti, ha creato a livello logistico le formazioni che hanno combattuto e sconfitto i sovietici. Per questo motivo, i talebani subiscono gli attacchi Usa e fuggono al confine con il Pakistan.

Con la morte di Bin Laden, la missione degli Usa sembrerebbe terminata ma la vicenda afgana è più complessa. I falchi dell’amministrazione Bush approfittano della situazione creata dopo l’attentato a New York per costruire l’egemonia americana dopo la caduta dell’ Urss. Per questo motivo la questione afgana diventa strategica pur essendo poverissimo. Intorno, però, ci sono Paesi come la Russia, la Cina, l’Iran e il Pakistan. Dopo la fine della guerra con l’Unione sovietica, chi ha vinto vuole dividersi il potere e i servizi segreti pakistani fermano tutto ciò costruendo l’esercito talebano che nel ‘96 entra Kabul e instaura un governo islamico radicale. L’arrivo nel 2001 degli Usa, è giustificata ufficialmente con la lotta al terrorismo ma anche per portare libertà e democrazia in un Paese feudale. La partecipazione di altri eserciti occidentali sono un’ottima mossa pubblicitaria che è continuata per anni anche scegliendo gli uomini giusti per restituirci un’idea di libertà che non c’era. Infatti le promesse di futuro e libertà erano false. Elezioni truccate, corruzione, mancanza del rispetto dei diritti delle donne… non sono un ritorno di questi mesi ma sono stata la triste realtà di tutti questi anni. Alcune grandi città si erano americanizzate ma i villaggi rurali – la maggior parte del territorio – non hanno visto alcuna modifica positiva. La società non si è modificata e innovata. Da anni, ormai, gli Usa avevano accordi con i talebani e non erano più in grado di controllare il territorio. Si trattava ormai di un’enorme operazione di facciata che ha fatto vedere, in ultimo, il suo vero volto. In Afghanistan c’è una guerra civile. L’occidente è corresponsabile di tutto ciò. Oggi la popolazione che ha creduto nel cambiamento è stata tradita e abbandonata semplicemente perché l’interesse occidentale è cambiato. Nessuna missione di pace, nessuna missione per portare democrazia e libertà. Solo un enorme inganno che interroga tutti noi e che, purtroppo, lascerà questo Paese in mano ai talebani almeno per altri vent’anni.

Giovanna Cravanzola



Stampa   Email