Alti, bassi, troppo alti o troppo bassi… abbondano in tutte le culture i detti ed i modi di dire riferiti alla statura.“Altezza è mezza bellezza?” (Lindau) di Maurizio Molan, come ha detto Tiziana Mo nell’introdurre l’incontro, è un libro per persone curiose che vogliono approfondire questo argomento.
L’iniziativa, che si è tenuta sabato 13 marzo 2021, è stata organizzata da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’albese – I.C. di San Damiano d’ Asti, Museo Arti e Mestieri di un Tempo con Fra Production Spa, Libreria "Il Pellicano" e Aimc di Asti. “E’ un volume che mi ha appassionato – ha detto la Mo – perché l’autore analizza l’altezza da più punti di vista: storico, filosofico, scientifico, artistico… che colpiscono. Perché indagare l’altezza?”. Il punto di partenza per l’autore è stato un aforisma popolare perché, solitamente, i detti hanno un fondo di verità che deriva dagli antichi. “Per scrivere – ha detto Molan - mi sono messo nei panni del decatleta. Sono partito dalla mia infanzia. Un libro nasce dalle emozioni. Avrei potuto parlare di più degli aspetti medici anche se, quelli relativi alla statura, non erano nel mio ambito di lavoro. Forse, però, il mio interesse è nato quando da bambino, portato per la prima volta al circo, vidi un nano. Mi colpì che una persona alta come me, avesse fattezze da adulto” La lettura di altri libri con attenzione a caratteristiche antropometriche, ha dato modo di approfondire questo interesse. “Tacito – ha proseguito Molan - contrapponeva l’altezza nei Germani (che a suo avviso rappresentava la loro forza morale) contro mollezza dei Romani. Un punto di vista che, successivamente, è arrivata fino all’esaltazione ariana. Sempre per quanto riguarda la storia, non abbiamo molti dati sull’altezza dei suoi protagonisti. I quadri, infatti, raffigurano i personaggi in modo da far cogliere la propria grandezza. In altri casi, il nome fa riferimento all’altezza come nel caso di Pietro il Grande”. Di certo, come ha sottolineato la Mo, anche se il termine altezza reale era riferito ai re, non sempre ciò corrispondeva alla statura fisica reale. Ad esempio, Vittorio Emanuele III e la Regina Vittoria erano alti poco più di 1,50 m. “La regina Vittoria, però, fu una donna eccezionale. Innovativa nel suo abito bianco matrimoniale, portò l’abito nero per il lutto del marito. Per altri aspetti, fu molto retrograda rispetto all’abbigliamento femminile. Per puro caso, all’interno del Museo di Cisterna d’Asti, ho trovato un profilometro di Maggiorino Valfrè di Asti. È uno strumento alto 1,70 m ed è stato realizzato degli anni ‘40. In effetti, l’altezza media dei maschi ventenni dell’ epoca era di 1,64 m. I piemontesi erano più alti. Purtroppo, conosciamo solo i dati degli uomini in quanto i dati sono riferiti ai registri di leva. La statura, in seguito, è aumentata di 1 cm ogni decennio a partire dall’Unità d’Italia. Dalla fine dell’’800, poi, si prende coscienza che lo sviluppo del benessere di una popolazione passa attraverso attenzione allo stato nutrizionale e di salute dell’infanzia. La crescita di una popolazione a livello statuale, infatti, può essere un criterio per valutare il livello del benessere. Al contrario, se non cresce, evidenzia uno stato di sofferenza. L’ Oms, però, non indica la statura come indice di valutazione del benessere di una popolazione ma dovrebbe essere presa in considerazione. Per l’occidente, la statura ha un grande valore. In Usa, ad esempio, ha sempre vinto il candidato più alto anche se, nelle ultime elezioni, tutto ciò è stato smentito. Ritornando alla storia, Vittorio Emanuele III era soprannominato ‘re sciaboletta’ e ‘Toju il cit’. Per lui, venne realizzata una sciabola su misura e modificato il limite di statura per entrare nell’esercito. Venne scelta una moglie molto alta per “rinvigorire” la stirpe. A lui misero stivali e cappelli molto alti per rimediare alla disparità di altezza con la Regina Elena. Ma, nelle corti europee, c’erano anche i nani, vecchia e antica tradizione partita dal ‘400. I regnanti ne avevano sempre al loro fianco ed erano alti intorno al metro. Venivano vestito con gli stessi abiti del re aumentando il senso di importanza del regnante quando riceveva ambasciate straniere. Potevano essere decorativi ma anche consiglieri” ha detto l’autore. Numerosi altri aspetti e curiosità sono stati trattati nel corso dell’ incontro che hanno raccolto l’interesse e l’apprezzamento dei partecipanti.
Un incontro piacevole come il libro di Molan che, come ha sottolineato Tiziana Mo, è un saggio ma capace di narrare i personaggi di cui parla.
Giovanna Cravanzola