Venerdì 18 giugno 2021 alle 18, si è tenuta l’ ultima videosofia con il prof. Alberto Banaudi per l’a.s. 2020/21. Titolo dell’ incontro “I miti dell’amore”. L’iniziativa è stata organizzata da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di S. Damiano, Museo di Cisterna, Fra production, Lib. “Il Pellicano” e Aimc di Asti. Il prof. Banaudi, in piena pandemia, ha inaugurato nell’aprile 2020 il ciclo delle videosofie che, da allora, stanno riscuotendo grande successo. L’appuntamento ha concluso il ciclo di conferenze sul tema dei miti
dell’amore nell’antichità classica. Il mito di Amore e Psiche (che significa sia anima che farfalla) è uno dei più belli. Psiche era la bellissima figlia di un re, la più bella di tre sorelle. Era così bella che la sua fama era diffusa ovunque e moltissimi principi volevano sposarla ma erano scoraggiati dalla sua avvenenza. Così ne parlavano come se fosse una dea da venerare, trattandola, cioè, come se fosse la dea Venere che si adirò sentendosi usurpata da un’umana. Così la punì: si sarebbe innamorarata di un essere mostruoso. Per far questo, mandò suo figlio Amore che doveva colpirla con una freccia per compiere la maledizione. Però, per sbaglio, la freccia lo colpì ad un piede e Amore si innamorò perdutamente della ragazza. La portò via con sè in un palazzo dove stabilì che potessero incontrarsi solo di notte al buio, in un matrimonio segreto, per difendersi dalle ire della madre. Psiche, però, si sentiva sola e voleva incontrare almeno le sorelle. Amore glielo permise chiedendole, però, di non dire nulla della loro storia. Le sorelle andarono a trovarla portate dal vento e, vedendo il meraviglioso palazzo in cui viveva, provarono invidia. Tornarono a trovarla e a fare domande sul marito che Psiche ammise di non aver mai visto. Allora iniziarono a instillare in lei l’idea che il marito fosse un mostro e che, quando sarebbe nato loro figlio, li avrebbe divorati. L’ingenua Psiche si fece tentare dalle sorelle e una notte, mentre Amore dormiva, provò a vedere chi fosse suo marito. Così lo vide: era bellezza ma anche fragilità assoluta. Involontariamente si punse con la punta di una freccia e si innamorò perdutamente di lui. Però, avvicinandosi troppo, una goccia di olio caldo della lanterna cadde su Amore che, ferito terribilmente, si svegliò. Accorgendosi che Psiche gli aveva disobbedito, fuggì. Non solo, le disse che non lo avrebbe mai più visto lasciando la ragazza nella disperazione più assoluta. Si era innamorata vedendo la fragilità di quello che credeva un mostro. Distrutta, lasciò il palazzo e iniziò a vagare cercando l’aiuto di qualche divinità ma nessuno venne in suo soccorso sapendo che tutto ciò era frutto della punizione della dea Venere. Così Psiche decise di andare a scusarsi proprio con la dea che la sottopose a terribili prove sperando nella sua morte. La ragazza, però, le superò grazie all’intervento inaspettato di tanti aiutanti. L’ultima prova la fa scendere negli inferi per cercare il segreto del fascino di Proserpina da portare a Venere chiuso in un cofanetto che non doveva essere aperto. Venere era consapevole della curiosità di Psiche che, pur superando la prova non riuscì a mantenere chiuso il cofanetto… e muorì. Infatti il segreto di Proserpina è il sonno eterno. Amore, però, la riportò in vita grazie a una sua freccia. Zeus stesso capì che si trattava di una storia bellissima e che nessuno doveva essere punito. Nacque anche una magnifica bambina chiamata Voluptas (Piacere). Venere accettò Psiche che Zeus rese immortale. Questo mito è bellissimo perchè insegna che l’amore nasce solo quando si vede l’altro nella sua nudità e fragilità accettandolo per quello che è. Amore si innamora di Psiche perchè ha visto la sua debolezza ed ha sofferto perchè, provando tutto questo, non si è sentito invincibile come pensava di essere essendo immortale. Quindi Amore è stato ridotto alla sua dimensione umana. Si parla inoltre di curiosità - il sale della conoscenza ma anche dell’amore – e di fallimento che è importantissimo per la conclusione della storia. Solo grazie a questo, infatti, Psiche otterrà il cuore di Amore. Significa che in amore non si può conquistare niente perchè è una grazia che arriva quando non lo meriti perchè hai fallito. Se non ci si accorge di questo, non si ha mai incontrato l’amore. Psiche deve fallire perchè amare è dare all’altro ciò che non si ha sentendo la propria mancanza nella mancanza dell’altro. Significa lasciare all’altro uno spazio che è suo perchè occupa il vuoto che egli stesso ha creato in noi. È sentire la ricchezza della propria povertà, un paradosso assoluto. Non siamo amati per i nostri meriti ma perchè l’altro, per un misterioso motivo, ci accetta per quello che siamo. Invece Narciso, nella versione di Ovidio, è un bellissimo ragazzo che disprezza tutti coloro che lo amano, ignora anche la ninfa Eco che si consumerà per lui diventando di pietra. Egli, però, ama solo se stesso e, non potendo essere amato dalla propria immagine, provocherà la propria morte. Ovidio, però, fa sì che Narciso si renda conto di amare la propria immagine, un amore impossibile: “Brucio per amore di me stesso…L’abbondanza mi ha reso povero”. Il narcisismo, però, è sofferenza e nasce da una ferita antica mai sanata. Narciso non sente la mancanza provata da Amore e Psiche. Ha già con sè ciò che ama ed è proprio questo lo rende povero. Comprende che vorrebbe amare qualcun altro perchè ciò renderebbe il suo amore possibile ma non ne è capace perchè non sente un vuoto dentro di sè essendo già troppo pieno di sè.
Giovanna Cravanzola