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Afghanistan: fari accesi e attenzione degli scorsi mesi che, a poco a poco, sembrano scemare. Proprio per questo è necessario cercare di approfondire ulteriormente e ciò è stato possibile grazie alla disponibilità di Manlio Graziano ed Edoardo Angelino. L’incontro dal titolo "Il cimitero degli Imperi. Una geopolitica dell’ Afghanistan” si è tenuto sabato 4 dicembre 2021 in
videoconferenza. L’iniziativa è stata organizzata da Polo Cittattiva per l’ Astigiano e l’Albese – I. C. S.Damiano, Museo di Cisterna, con Fra Production Spa, Libreria "Il Pellicano", Aimc di Asti e, con l'iniziativa #bottiglieperlacultura, con le aziende: Mo, Vaudano Gaggie, Cantine Povero, Cantine Povero distribuzione srl, Vincenzo Bossotti, Azienda Agricola Cà di Tulin. Come hanno sottolineato i relatori, la situazione afghana attuale affonda le sue radici in un passato molto travagliato. Nel corso dei secoli, inglesi, russi, americani... hanno cercato di dominare queste terre ma tutti hanno fallito. Come ha detto in apertura il prof. Graziano: “La geopolitica può offrire delle risposte per comprendere l’Afghanistan, prigioniero della storia e della geografia. Occupa una posizione cruciale tra l’Iran, l’India, la Russia e l’Oceano Indiano, è il punto di contatto di quattro storici grandi imperi: Russia, Persia, India e Cina. Le lingue iraniane più importanti sono il farsi (persiano), il dari (o tagico), il pashto, il beluci, il curdo e l’osseto. Da un punto di vista storico e culturale, l’ Afghanistan appartiene al mondo iraniano, ma è stato anche dominato da dinastie turco-mongole, fino a diventare la culla dell’impero moghul. Da un punto di vista religioso, è considerato la patria dello zoroastrismo ma vi furono venerati anche gli dei greci. Con la dominazione indiana vi fu importato il buddhismo”. E’ facile intuire che l’ Afghanistan sia una terra contesa. L’Iran lo considera una provincia orientale, provvisoriamente separata, a causa di storia e di lingua comune. Il Pakistan lo ritiene una provincia occidentale, provvisoriamente separata e anche l’India. Questo esacerba la rivalità tra India e Pakistan ed è motivo di intesa tra India e Iran. In realta, l’Afghanistan come lo conosciamo oggi, è il prodotto dell’accordo tra Inghilterra e Russia per creare uno Stato-tampone. La nascita del Pakistan nel 1947 ha riacceso la tensione l’opposizione afghana rispetto a questa scelta. Di tutto ciò ha approfittato nel 1973 Ali Bhutto per organizzare in Pakistan un programma di addestramento e di armamento di tre gruppi islamisti afghani. Per questo l’ Afghanistan non è una nazione, ma un coacervo di etnie, tribù e clan perennemente in guerra tra loro. Le rivalità religiose sono recenti e alimentate dall’esterno perchè non è sempre stato tutto come lo conosciamo oggi. Un tempo Kabul era una città dove si parlavano undici o dodici lingue e circolavano prodotti provenienti da molte parti del mondo allora conosciuto. Negli anni ‘40, Piero Quaroni - ambasciatore italiano a Kabul – definiva questa terra come sinceramente religiosa ma priva di fanatismo. Inoltre, negli anni ‘60, almeno nelle città, le donne potevano studiare. La rivoluzione afghana del 1978-1979 diede vita a una serie di riforme importanti: la cancellazione del debito dei contadini e dell’usura, la distribuzione delle terre a 200 000 famiglie contadine, l’abolizione dei matrimoni e della vendita di bambini, l’apertura di nuove scuole e istruzione obbligatoria per le bambine.
“Tuttavia queste innovazioni si scontrarono contro molti clerici musulmani che, in realtà, erano ricchi proprietari terrieri. Pertanto, a causa degli interessi di altri Paesi, determinarono l’invasione del territorio da parte dei sovietici (ufficialmente per evitare che si destabilizzasse la zona). In realtà, l’Afghanistan per l’Urss rappresentava uno sbocco nell’Oceano Indiano. Dopo una decina d’anni, anche i sovietici sono costretti ad abbandonare il Paese. Pochi anni dopo, la nascita dei talebani – gruppi costituiti da afghani addestrati nelle scuole islamiche packistane – nel 1996 diede vita ad un Emirato Islamico e, dopo l’11 settembre, all’attacco da parte degli americani. Oggi neppure i talebani controllano la totalità del Paese anche perché non sono un gruppo omogeneo ma una vaga confederazione di gruppi locali esclusivamente pashtun diretti da capi locali, tribali e religiosi, e non da Kabul. Le tensioni tra i leader politici e alcuni comandanti militari riflettono rivalità interne, divisioni tribali e claniche e disaccordi sulla distribuzione dei vari proventi (droga, estorsioni e tasse, controllo delle miniere, donazioni ed esportazioni). Oggi la conseguenza più evidente del ritiro dall’Afghanistan, è l’incapacità degli Stati Uniti di mantenere fede alle proprie promesse e persino di trattare i propri alleati col dovuto rispetto formale. Inoltre la NATO ha subito un colpo dal quale difficilmente si potrà riprendere. Sul piano regionale, Cina, Russia, Pakistan e Iran si sono precipitati a tentare di colmare il vuoto lasciato dal ritiro della NATO, con grande preoccupazione dell’India” ha concluso Manlio Graziano.
Afghanistan, una storia complessa in uno scenario oggi ancora più complesso...
Giovanna Cravanzola