IL MONDO DEL TARTUFO

Paesaggi notturni, paesaggi e luoghi misteriosi, passi, ambiente, uomini e cani, memorie e territorio. Tutto ciò è la cerca del tartufo che è molto più di quanto spesso si immagina. È un mondo dove si incontrano antico, moderno, saperi e rituali che si perdono nella notte dei tempi ma non solo. Domenica 15 dicembre 2024 al Castello di Cisterna d’Asti, il documentario di Remo Schellino “ll mondo del tartufo in Italia. Storie di alberi, cani e cercatori" ha raccontato tutto ciò. Il regista ne ha discusso con Antonio De Giacomi e Piercarlo Grimaldi. L’iniziativa è stata organizzata dal Polo

cittattiva Astigiano Albese – I.C. S.Damiano d’Asti e dal Museo con il Comune e l’ Associazione Terre di Tartufi di Cisterna d’Asti, Associazione Tra Città del Tartufo, Centro Nazionale Studi Tartufo, Federazione Tartufai Italiani, Libreria "Il Pellicano" e Aimc di Asti. 

Il lavoro di Remo Schellino è basato su interviste a trifolao delle diverse Regioni italiane sul loro rapporto con l'ambiente e con il cane. Diversi gli habitat e le cadenze del parlare, una passione comune. Un'occasione per conoscere un mondo ma anche per riflettere sui cambiamenti socioeconomici, ambientali e sulle azioni di trasmissione e salvaguardia di un territorio.

Questo lavoro, come ha sottolineato in apertura da De Giacomi, nasce per un’esigenza dell’Associazione Cerca del tartufo che ha ottenuto il sigillo Unesco. Lo scopo è didattico grazie al supporto scientifico del prof. Grimaldi e l’arte di Schellino. L’urgenza era quella di far riflettere i tartufai sul proprio mestiere che è fatto da migliaia di persone in Italia e l’Unesco parla proprio di comunità patrimoniali che, in questo caso, non sono composte solo dai tartufai ma da un territorio. Proprio per aver scavato all’interno di questi saperi, Grimaldi e Schellino hanno ricevuto lo zappino dei tartufai. 

“Questo documentario mi emoziona – ha detto Piercarlo Grimaldi – ed è un’esperienza che è durata molti anni. Non pensavamo di raggiungere questo traguardo con il riconoscimento Unesco. È un progetto che si è occupato di un prodotto naturale unico e misterioso. Grandi i saperi degli intervistati. Il rituale notturno è collegato anche alle masche: dopo l’Ave Maria entravano in scena gli spiriti e solo i tartufai uscivano. Purtroppo molte di queste tradizioni non esistono più e, non essendoci stata trasmissione, sono morte  insieme al mondo del mito. Per questo è importante aver custodito quello che è rimasto. Il percorso totale arriva a 60 ore di girato e il documentario è solo un breve sunto che Schellino ha dipinto con la luce”.

Come ha sottolineato anche Schellino, le riprese sono iniziate nel 2014 per la realizzazione del filmato da utilizzare per la candidatura Unesco. “Io lavoro con la testimonianza – ha detto Schellino – è il cinema del vero, un insegnamento di Piercarlo. Cerco di non fare mai domande banali per andare a cercare la poesia del tartufo in questo lavoro che aveva un taglio antropologico”.

L’adesione al progetto, all’inizio, era stata scelta in relazione alla cultura del tartufo ma in modo molto vago. Solo cammin facendo, anche in virtù della necessità di declinare meglio la candidatura, ha portato a definire il campo della cerca e della cavatura.  È un patrimonio vivente non essendo fossilizzato. Ma era necessaria anche la documentazione e la trasmissione alle nuove generazioni (Granai della Memoria) da qui il ruolo delle associazioni. Da qui discende anche il rapporto con la comunità per far prendere consapevolezza di questo anche in relazione alla sostenibilità in una visione ecosistemica. Ad esempio, oggi maggiore è il rispetto per gli animali.

Numerosi gli spunti offerti da De Giacomi anche  per quanto riguarda le opportunità messe a disposizione dalla Regione e non solo. La presenza di piante tartufigene valorizza un territorio. L’intervento del presidente dell’ Associazione Terre di Tartufi, Franco Livio Carlevero che ha posto alcune questioni che mettono a rischio la presenza del tartufo: la scarsa attenzione e la difficoltà di manutenzione del territorio, il rapporto con i proprietari agricoli… antichi alberi abbattuti e molto altro.

“I patrimoni, se non sono conservati e rimpolpati, finiscono. A Cisterna il patrimonio è enorme ma spesso ci si scontra con molte difficoltà. I fondi sono presenti ma, spesso, non si riescono ad utilizzare” ha sottolineato.

Fabio Olivetti, vicesindaco di Cisterna, ha dichiarato il suo interesse relativamente a queste tematiche predendosi l’impegno di discuterne in giunta.

Un incontro utile, di conoscenza, confronto, riflessione. La speranza è che il dibattito aperto porti nuova linfa alle questioni ambientali che riguardano il territorio e non solo.

                                                                                                                       Giovanna Cravanzola


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