IL PENDIO DEI NOCI

Una serata carezzevole del emozionante per la presentazione de “Il pendio dei noci” (Mondadori), il primo romanzo di Gianni Oliva che si è tenuta al Castello di Cisterna, giovedì 17 ottobre 2024. L’autore ha dialogato con Bruno Quaranta. L’incontro è stato organizzato da Polo Cittattiva Astigiano e Albese – I. C. S. Damiano, Castello e Comune di Cisterna, Libreria "Il Pellicano" e Aimc di Asti. Giorgia Mo ha dato voce a brevi brani trasportando il pubblico nelle atmosfere del romanzo.

Gianni Oliva, docente di Storia delle istituzioni militari, ha dedicato molti studi al periodo 1940-45. Da Mondadori ha pubblicato, tra gli altri, I vinti e i liberatiFoibeSi ammazza troppo pocoSoldati e ufficialiIl tesoro dei vintiGli ultimi giorni della MonarchiaLa guerra fascistaLa bella morteIl purgatorio dei vinti. È presidente del conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Nei giorni scorsi, al suo 45 milioni di antifascisti( Mondadori) è stato assegnato il primo premio ex aequo per la saggistica edita nell’ambito del Premio Emilio Lussu.

Bruno Quaranta, giornalista a Il Giornale e poi a La Stampa dove per trent’anni, è stato critico letterario di Tuttolibri sul quale ancora scrive. Attualmente collabora con La Repubblica. È autore, tra l'altro, di Le nevi di Gobetti (Passigli) e Una citta per Proust (Hacca). È tra i curatori dell’opera omnia di Giovanni Arpino pubblicata da Rusconi. Liberi di credere. Interviste a protagonisti sulle strade di Dio da Enzo Bianchi a Carlo Maria Martini (Interlinea) è il suo ultimo saggio.

In questo esordio narrativo si alternano due storie che sembrano non appartenersi ma che si ricompongono nel finale. Un protagonista storico è la Grande Guerra, raccontata con maestria e trasfigurata in dimensione narrativa. Ciò nonostante, non soggioga le vicende degli altri protagonisti molti dei quali rappresentano una serie di caratteri degli italiani. Scritto con un lessico familiare, è ambientato a Coazze, una lingua filmica, che ansima veloce. Un romanzo che morde” ha detto Quaranta.

Questa è la seconda presentazione. Ho vissuto la mia infanzia a Coazze con nonna e zia. Un mondo sempre uguale. Probabile che qualcuno desiderasse altro come i giovani innamorati Giuliano e Maddalena. Nei romanzi si trova l’umanità e, spesso, anticipano argomenti di cui si occuperà la storia negli anni successivi. Io ho sentito molte narrazioni e ciò mi ha permesso di rielaborare le emozioni con la fantasia. Ho sentito che era ora di scriverlo. Amo molto le narrazioni di Mario Vargas Llosa le cui storie si incrociano e poi si ritrovano nel capitolo finale. Il protagonista è Julien. Reduce dalla Legione straniera, si ritrova con alcuni ragazzi del ‘99 a combattere sul Monte Grappa. Sono giovani, impauriti, provengono dal suo paese e, insieme a loro, ritrova la sua vita. Due mondi diversi a confronto e uno è quello in cui sono cresciuto.” ha detto Oliva.

La Prima Guerra Mondiale fu un evento unico in quanto Stati ricchissimi si fronteggiavano con con milioni di uomini ma anche con l’utilizzo di armi di morte e poco costose ma senza possibilità di spostarsi. Per questo motivo fu una guerra di posizione, con tanta gente assembrata e milioni di morti.

Cosa provava un soldato? Quasi nessuno sapeva dove si trovava, un mondo di furia dove i doveva uccidere e si moriva senza un motivo. Probabilmente i sentimenti sono gli stessi di chi oggi è in guerra.

Ho cercato di individuare dei personaggi di fantasia che, però, corrispondono a ciò che è stato. Il furore provato non ammazza sul momento ma quando lo leggi. Succede la stessa cosa per la paura. È il dopo che uccide. La paura più forte, da sempre, è quella dei ragazzini al fronte ed è proprio per questo che muoiono per primi. Oppure ti difendi e nel romanzo un soldato anziano dice loro di puntare al nemico ma senza vedere per non portarsi dopo il peso di aver visto chi si stava uccidendo. Sono scenari ricostruiti che appartengono ad ogni guerra che è anche il luogo dove si incontrano personaggi che difficilmente nel quotidiano avrebbero potuto farlo” ha proseguito Oliva.

Come ha sottolineato Quaranta, forse l’autore ha compreso che, per parlare di storia, un saggio non basta. Colpisce la capacità sensitiva di far comprendere come il conflitto accade. In questo è la qualità del narratore. Ma anche quella di farsi testimone di trincea e di far parlare i protagonisti.

Il mio lavoro prevalente – ha detto Oliva - è quello di storico. Il romanzo, però, è di ambientazione storica ma la storia non prevale sul resto. Sono entrato in questo ambito perché i sentimenti degli uomini in guerra sono sempre gli stessi. Poi, ovviamente, ho utilizzato diari, lettere… una grande quantità di materiale raccolto in quegli anni. Colpisce che tutti dicano la stessa cosa e cioè che stanno vivendo la miseria e il dramma della guerra. Oltre a questo aspetto, si intrecciano tre storie d’amore. Comunque in letteratura si trovano gli uomini e, sovente, si trovano argomenti di cui la storiografia si è occupata con molto ritardo. In copertina, è un quadro di Filippo Palizzi, uno dei primi pittori veristi, vissuto nel secondo Ottocento: lo avevo visto anni fa alla Galleria d'arte moderna e contemporanea di Roma, mi era rimasto impresso e ho descritto Maddalena così, come la rappresentava il quadro, una bellezza schietta, selvaggia, "che sa di grano e fiordalisi". Rispetto ai personaggi, sono stato privilegiato come tutti quelli della mia generazione che hanno potuto ascoltare molte più storie rispetto ad oggi”.

Quelle narrazioni, sedimentate negli anni, rivivono nei protagonisti.

Un libro che scivola lasciando, in occhi e cuore, personaggi che si muovono all’interno delle loro vicende e nella Grande Storia, come fili che si spezzano e poi si riannodano nel grande libro della vita.

Giovanna Cravanzola


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