INDIVIDUUM ABSOLUTUM - terza parte

Dopo l’interesse suscitato dagli appuntamenti precedenti, venerdì 14 marzo 2024 si sono concluse le videosofie con il prof. Alberto Banaudi. L’iniziativa è stata organizzata da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di San Damiano con Comune e Museo Arti e Mestieri di un Tempo di Cisterna con Fra Production Spa, Israt, Libreria "Il Pellicano" e Aimc di Asti. Il prof. Alberto Banaudi è laureato in Lettere Classiche presso l’Università di Torino e quella in Filosofia presso l’Università

di Genova. È professore di storia e filosofia al liceo scientifico “F. Vercelli” di Asti e di letterature classiche all’Utea. Oltre ad insegnare Banaudi si dedica alla ricerca filosofica.

L'individualismo è il prodotto della cultura occidentale che, però, ha valorizzato ogni individuo e l'umano. La nostra cultura è il frutto di quella greca, ebraica e cristiana. Certamente, un suo eccesso, ha portato la stessa cultura che ha prodotto tutto ciò a riflettere su quanto non ha funzionato. Purtroppo, infatti, gli uomini non sanno assestarsi al giusto mezzo. Emile Durkheim contrapponeva il sociale al sacro e l'individuale al profano. Per lui, la divinità era una proiezione, l'autocelebrarsi di una comunità che riconosce in essa il vincolo ultimo che riunisce i vari membri. Una tesi sociologica importante perchè è la sostanziale tendenza della società ad autolecelebrazione. Però, contrapporre l'individuale al sociale è pericoloso perchè manca un interlocutore.

I totalitarismi hanno distrutto il sociale e la tendenza è quella di rifugiarsi nell'individuo ma occorrerebbe ritrovare un terzo termine che è relazionale.

Infatti non tutto può essere definito dall'individuale perchè esistiamo nella relazione: un bambino esiste quando la madre gli sorride. Siamo legati allo sguardo dell'altro che ci fa essere: sono visto, sono amato e quindi sono. Quindi, prima di individui, bisognerebbe parlare di coindividui, un termine importante che dobbiamo riscoprire ma anche che lo sguardo di un altro ci fa stare al mondo in un’altra dimensione.

Un altro aspetto dell’individuum absolutum è l’essere conformista. Pur essendo ingordo di vita - essere ed espressione - finisce per esserlo perchè, se non c’è più lo sguardo dell’altro che di dava valore ma anche un’alterità che trascende (e può essere la religione, la patria, la libertà…), non si riconosce più perchè gli rimangono solo i like… di una società lika.

È come se ognuno di noi agisse davanti a uno spettatore impersonale. Tutto ciò ci porta a un adeguamento multicolore che non fugge a chi guarda attentamente. Ognuno decide chi essere e l’individuo non riconosce più nessuno che lo trascenda.

Questo grande capovolgimento è anche interessante.

La modernità aveva riscoperto il valore dell'individuo con l'uguaglianza mentre, nella post modernità, coniuga l’individualismo con la disuguaglianza che, nel nostro nuovo orizzonte culturale, si sta affermando come un paradigma in crescita.

Il neoliberismo parte proprio da ciò e fa della disuguaglianza un valore. A partire dagli anni ‘80 con Reagan e Thatcher si consolida il concetto che esistano solo gli individui e non la società.

I ricchi sono i più meritevoli e non devono farsi condizionare dagli altri godendo frutto del loro lavoro. È la rivincita della libertà sulla disuguaglianza.

Però è importante, in una società di massa, arruolare soldati, lavoratori e consumatori per il loro piccolo incentivo a far funzionare la macchina. Però, quando non avranno più neppure questo ruolo, perderanno importanza anche nel voto, nei diritti sociali in quanto, poichè i ricchi possono fare a meno di loro, non pagheranno per sostenerli socialmente. Così le masse vengono scaricate pur essendo state utili per far funzionare il sistema. La meritocrazia è un grande mito utilizzato per rinforzare la disuguaglianza.

L’idea di fondo è che il povero sia tale perchè è incapace. Quest’idea, purtroppo, viene vecolata e diffusa da chi non capisce che, se la meritocrazia si applicasse davvero, cambierebbero i vertici nei posti di potere.

Poi c'è ideologia wokeness (non abbassare la guardia) nei confronti di tutto ciò che potrebbe creare disuguaglianza.

È la cultura della cancellazione per cui si epurano le opere d'arte che vengono accusate di patriarcato, razzismo…

Finchè cultura e giornalisti non comprenderanno che il vero problema è non avere le cure per tutti e molto altro... non si uscirà da tutto ciò. Intanto ci riempie le orecchie con la parola inclusione mentre sta accadendo la più grande esclusione della storia.

Poi c'è la grande sostituzione che è il tema dell' IA, nata per dare più tempo vita rendendola più semplice alle persone, nell’individualismo trova il suo mondo ideale.

Da sempre, la tecnologia è legata alla richieste del mondo reale ma con l’ IA la storia può prendere una nuova piega perchè può essere il fine o la fine della storia (forse gli uomini non saranno più importanti) perché qualcos’ altro si sostituirà a loro.

Già nella scuola ci sono molto cambiamenti.

Oggi c'è lo studente narciso che, anche a scuola, deve solo trovare e parlare di se stesso. Tutto ciò è inquietante come è inquetante l'irrilevanza delle discipline quasi come fossero il trompe l’oil di una finestra dipinta.

Non si tratta di nozionismo ma le discipline sono uno dei tanti approcci con cui l'uomo ha guardato il mondo e che permette all'individuo di accedervi sviluppando logica, responsabilità e conoscenza dei limiti. Significa dire la bellezza del mondo permettendo anche di conoscere l'altro.

L’impressione, alla fine, è che l'uomo non serva più a nulla ed è questo che arriva a molti ragazzi e cioè che non sia necessaria la fatica perchè anche l’essere umano può essere sostituito.

Però non bisogna nè essere facilmente favorevoli ma neanche apocalittici perchè l’ IA darà certamente un aiuto anche all'umano però è necessario a bisogna interrogarsi per capire cos’è e conoscerla.

Per alcuni è il fine nel senso che elimina molte difficoltà all'uomo per indirizzare energie nei nuovi campi. Il giusto mezzo è quello di chi conosce il positivo ma si pone anche delle domande sugli effetti.

Sicuramente, a volte, dà risposte molto interessanti e in tempi brevissimi. Per alcuni è un pappagallo statistico per altri è riduttivo perchè le risposte non sono nate da programmazione ma da addestramento: il deep learning.

Sono state costruite delle reti neurali profonde che portano, con l’ addestramento, a riconoscere un uomo, un cane...

Per questo i ragazzi ne sono attratti perchè, a volte, le risposte sono in linea con il sapere che si trova sul web eppure l’uomo è in grado di battere l’IA.

Ma pensa o simula?

Per alcuni è più vicina alla produzione di pensiero intelligente che alla simulazione.

 

È interessante ricordarsi che ChatGpt, diversamente da noi, non ha un corpo di carne che vuol dire avere desideri, paure, penseiri... cioè intenzionalità. Al contrario, non ha nè desideri nè intenzioni. Potrà averli quando avrà un corpo e quindi una volontà.

Infatti sono gli uomini che vogliono e questa è l’immensa differenza tra noi e lei.

Può essere utile come assistente ma non come algoritmo che discrimina perchè i valori inseriti sono quelli umani ed è questo che dovremmo indagare per comprendere.

Non esiste una conoscenza disincarnata.

Per questo è importante addestrare i ragazzi a fare domande (ingegneria delle domande) anche quelle a cui non sanno rispondere.

Infatti occorre imparare a interagire ma per farlo bisogna continuare a scrivere a mano perchè ci dà la capacità di controllare il nostro pensiero e non diventare schiavi dell’ IA, in modo che possa servirci senza essere asserviti.

Per don Luca Peyron bisogna sapere che nel futuro non sopravviverà il più forte ma il più vivo capace di mantenere viva l'intelligenza umana.

Per Banaudi questo avverrà attraverso la materia umanità.

La speranza è che l’ individuum absolutum sappia ritrovare relazioni tra gli umani accettando anche di vergognarsi un po’ per il nostro essere uomini che, però, è la nostra grandezza.

 

Giovanna Cravanzola

 

 


Stampa   Email