MONDO BIRBETTA

 

Dopo una lunga pausa, sabato 12 giugno 2021 si è tenuto il primo incontro in presenza (e videoconferenza) al Castello di Cisterna d’Asti organizzato dal Polo Cittattiva - I.C. di S.Damiano d’Asti, Museo di Cisterna con Fra Production Spa, Libreria "Il Pellicano" e Aimc di Asti. Per l’occasione, Manlio Graziano ha dialogato con Marco Neirotti del suo ultimo libro “Mondo birbetta! Cronache italiane del secolo ventesimo” (Nuova Argos). “Si tratta - ha detto in apertura Neirotti - di un libro prezioso per

contenuti, linguaggio e, leggendo, diventiamo parte del mondo che racconta. L’autore è un geopolitico che, entrando tra foto, cassetti e memorie di casa sua, non ha voluto scrivere un libro di storia ma è affondare le mani nelle cose che abbiamo vissuto e affrontato da bambini e inserirli nel contesto della storia. É un’avventura nella storia con ironia e linguaggio insoliti. Tutti i personaggi sono posti sullo stesso piano: sia chi decide sia chi subisce le decisioni: nonni, nonne... ma anche nomi che definiscono i potenti. Il titolo fa già simpatia. Questa era l’espressione che si concedeva la nonna quando era arrabbiata. Effettivamente, grazie a questa scrittura, si percepisce questo mondo - anche quando è in guerra - con un sorriso che non è mai irriverente. Le parole hanno ‘saltellato’ ma la tecnica utilizza è stata così sofisticata al punto da non sembrarlo. Mi ha fatto venire in mente uno chef che fa l’impasto ma con la panna crea dei ghirigori splendidi. Non si parla di eroismi ma dello scorrere della vita. Lo stesso sguardo ironico, ad esempio, riguarda la bici vista sia come un mezzo di lusso che di fuga ma gli stessi padroni della guerra sono visti attraverso questa lente. Un gioiello letterario dove la geopolitica ha svelato altro”.

Molti sono stati i dubbi avuti dall’autore prima della pubblicazione tanto che: ”... sono rimasto sorpreso quanto ho ricevuto alcuni elogi. E’ difficile parlare di me stesso perché, per lavoro, mi devo spersonalizzare perchè non si può parlare di qualcosa che ci coinvolge emotivamente. L’ironia è la mia cifra perchè è quella che mi consente il distacco e di vedere le cose dall’alto. La genesi del libro inizia nel 1999 come il tributo a mia nonna, nata 100 anni prima. Non c’erano altre pretese. Poi sono mancati anche altri affetti. Con la morte di zio Tullio nel 2015 ho provato tristezza per non aver scritto questo libro in precedenza. Amava scrivere, aveva sottoposto alcune delle sue storie a Guareschi ed era diventato collaboratore del “Bertoldo”. Gli piaceva pensare che io potessi fare quello che lui non aveva potuto: lo scrittore. Io, però, scrivevo cose serie. Anche per questo, nel corso degli anni, ho rivisto il testo con il divertimento delle parole. Questo libro è venuto fuori ma non l’ho fatto apposta… ‘mi è scappato’ soprattutto perchè mi sentivo libero di non essere obbligato a dare a tutto un significato netto”.

Un libro che, ha sottolineato Neirotti, non sottovaluta gli eventi e la cui ironia non soffoca l’affetto per i protagonisti. “C’è il distacco ma c’è anche il cuore liberato dalla possibilità di scivolare nel melenso attraverso la scrittura. Chi legge si diverte”.

Giovanna Cravanzola

 

 


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