Dopo aver trattato di mitoterapia, teatro greco e di molto altro ancora, il prof. Alberto Banaudi è tornato venerdì 11 febbraio 2022 con una nuova videosofia dal titolo “Orfeo il mito del poeta”. L’iniziativa è stata promossa da Polo Cittattiva per l' Astigiano e l’ Albese – I.C di S. Damiano, Museo di Cisterna, Israt, Associazione "Franco Casetta" con Fra production spa, Libreria "Il Pellicano" e Aimc di Asti.
Il mito di Orfeo risale al VI secolo a.C. ma, probabilmente, è molto più antico. Era il figlio della musa Calliope (che significa ‘bella voce’) e, probabilmente, era destinato all’arte.
Il padre era il re della Tracia ma, secondo altri, era Apollo, dio della poesia lirica. Orfeo, ideatore della lira a nove corde, riusciva a ipnotizzare tutte le creature, anche quelle inani-mate.
Dietro questo mito c'è la reminiscenza dell'inizio della vita umana: il tatto, la vista e l'udito ci accolgono nell'esistenza intrecciandosi intorno a noi. La poesia stessa è tessitura. Quest'ultima era la prima attività che distingueva gli uomini dagli animali perchè era in grado di vestirli. Allo stesso modo, tramite la voce e le parole, la poesia crea un abito culturale che ci aiuta a superare il freddo. Era considerata magia, sapeva raccontare l'origine delle cose e il loro senso. Inoltre, per molte culture, la voce è ammantata di sacralità. In essa vedono l'esplodere della vita perchè, per alcune, è proprio con una voce che nasce l'universo.
Orfeo, per tutti questi motivi, attirava su di sè l’amore di tutte le creature. Infatti si innamorò anche la bellissima Euridice di cui, però, si era invaghito anche Aristeo. Quest’ultimo può essere considerato un ‘eroe culturale’, inventore dell'apicultura. Euridice, però, era già innamorata di Orfeo.
Purtroppo mentre Aristeo la stava inseguendo, la ragazza venne morsa da una serpe mentre stava fuggendo e morì. Orfeo, disperato, andò a cercarla agli inferi che riuscì a raggiungere grazie alla sua musica.
Quest’ultima gli permise di arrivare fino ad Ade e Persefone convincendoli a lasciare che Euridice tornasse in vita perchè era morta prima del suo tempo. Gli dei, però, posero una condizione: lungo il viaggio di ritorno non avrebbe mai dovuto girarsi a guardare la sua a-dorata che, in questo caso, sarebbe ritornata nell’Aldilà. Purtroppo Orfeo non riuscì a mantenere la promessa e la sua sposa venne risucchiata nel regno dei morti. Distrutto dal dolore, Orfeo smise di mangiare, decise che non avrebbe mai più amato nessuno. Allora le Baccanti, per punirlo, lo fecero a pezzi e li sparsero nel terreno.
Nei secoli questo mito è stato rivisitato più volte perchè parla del poeta e dell’essenza della poesia. Quest’ultima riesce a persuadere gli impersuadibili (o inesorabili che significa che non possono essere pregati) come gli dei degli inferi che gli concedono per questo una possibilità. Però, alla fine, non lasciano che Euridice torni indietro perchè è impossibile sfuggire alla morte. C’è un’unica condizione che Orfeo deve rispettare: non voltarsi a guardare la sua sposa ma, dall’inizio, gli dei sanno che non sarà in grado di rispettarla.
In ogni caso, pure se Orfeo avesse resistito, Euridice sarebbe comunque rimasta un'ombra e anche la poesia non avrebbe potuto riportarla in vita ma solo cantarla.
Viene invece risucchiata nell’abisso ma Euridice non lo rimprovera perchè lui l'ha amata.
Non si può violare il mistero dell'Ade e, nel mito greco, tutto dice che non si può violare la legge della morte: se ci si prova si rimane sconfitti.
L’unica storia in cui qualcuno ritorna dagli inferi è quella di Alcesti che aveva accettato di morire al posto del suo sposo Admeto e si salva per il suo grande amore. Orfeo, secondo Platone, fallisce perchè voleva riportare Euridice in vita ma non morire per lei.
La poesia rende eterne le immagini delle cose guardandole mentre ci si allontana e in loro assenza. Così, sono le parole, il racconto delle cose a sostuire le cose stesse. Per questo, nel mito, Orfeo è smembrato dalle Baccanti ma la sua testa continua a cantare il nome di Euriridice ed è questo il senso della poesia. Orfeo, poi, è diventato il precusorse della religione orfica che prevede immortalità dell'anima senza reincarnazione perchè ciò produce soffe-renza. Grazie ai pitagorici diventerà un culto misterico al quale bisognava essere iniziati attraverso dei riti che prevedono la conoscenza delle parole da pronunciare quando si arrivava nell'Aldilà e quali acque bere. Non bisognava bere quella dell’ oblio (Lete) ma quella della memoria che ricordavano di non reincarnarsi.
Numerosi artisti (musicisti, scrittori, poeti, pittori… ) hanno rivisitato questo mito che si presta a molteplici interpretazioni anche perchè canta il rapporto tra vivi e morti.
In ogni caso, insegna che la poesia è cantare l'essenza delle cose entrando vibrando con loro perchè si sa che quelle stesse cose cantate saranno tolte o sono già cadute.
Per questo motivo la poesia induce a voltarsi indietro.
Giovanna Cravanzola