VERO O FALSO?

 

Un incontro molto originale quello che si è tenuto sabato 23 settembre al Castello di Cisterna, in occasione del 350° anniversario della nascita della zecca del Principato di Cisterna e Belriguardo. "Vero o falso? Cisterna, la sua zecca, le sue monete" il titolo della conferenza di cui ha discusso Luca Gianazza, ricercatore (Royal Numismatic Society). L’iniziativa è stata organizzata da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. S. Damiano, Museo Arti e Mestieri di un Tempo e

Comune di Cisterna con Fra Production Spa, Fondazione “Radici” Libreria "Il Pellicano" e Aimc di Asti. L’incontro era collegato all’iniziativa che si è tenuta domenica 1 ottobre. Per l’occasione, il Castello di Cisterna ha ospitato la manifestazione “Mercandè che ci az-zecca?” con animazione teatrale delle botteghe del Museo Arti e Mestieri di un Tempo con la storia della zecca di cisterna Lo spettacolo è stato il risultato di un laboratorio teatrale di comunità, che ha coinvolto un gruppo di cisternesi, coordinati da Elena Formantici. Era presente anche il Gruppo storico Principi della Cisterna di Reano (To). Istituita con breve papale di Clemente X del 28 marzo 1673 per il Principato di Cisterna e Belriguardo, la zecca venne ospitata in un locale a piano terra del Castello dove è ancora oggi ben visibile il suo trave originale.

Come ha sottolineato la dott.ssa Tiziana Mo (vicepresidente dell’ Associazione Arti e Mestieri di un tempo), l’ incontro è frutto di eventi – concatenati e casuali – partiti dall’idea del presidente, Lino Vaudano, di realizzare dei pannelli che ricordassero la zecca e che hanno portato, nel corso del tempo, a diverse collaborazioni a partire da quella con l’ing. Carlo Barzan (Senior Consultant Bolaffi) e, nei mesi scorsi, con Luca Gianazza e Luca Oddone. Tutti hanno offerto il proprio contributo gratuitamente. Luca Gianazza è un ricercatore indipendente in numismatica, membro della Société Française de Numismatique e della Royal Numismatic Society. I suoi interessi vertono sulla numismatica medievale e moderna, in particolare per quanto riguarda la monetazione del Regnum Italiae da Carlo Magno ad Adalberto II d'Ivrea (773/4-961), le zecche in Lombardia e Piemonte dal XVI al XVIII secolo, l'organizzazione del lavoro nelle zecche e gli aspetti quantitativi della produzione delle monete. Nel suo intervento è stato coinvolgente, grazie all’utilizzo di un linguaggio scientifico ma comprensibile anche ai non addetti ai lavori.

Aprendo il suo intervento, Gianazza ha precisato di voler presentare un quadro generale e non uno nuovo rispetto alla situazione di Cisterna semplicemente perché ancora poco studiata. Promis aveva dato una visione sulla monetizzazione piemontese legata al suo forte legame ai Savoia. Però ciò consente anche di partire da zero con un approccio completamente nuovo. Gianazza, per questo motivo, ha parlato di altre zecche più documentate, per far comprendere la situazione locale. Importante precisare che la numismatica è una scienza che studia le monete ma non è collezionismo. Cos’è una moneta? È un dischetto di metallo ma non solo. Nasce, molto diversa da oggi, in Lidia 2700 anni fa. Era una lega di metallo di cui il re Astiatte mise un marchio per stabilirne peso, qualità e valore. La moneta, infatti, è un’espressione di valore sulla quale, tramite un marchio, l’autorità certifica l’autenticità.

Il 1600 è un secolo bellissimo per la ricerca numismatica per l’evoluzione del sistema monetario e la proliferazione delle monete. Il quel periodo, nascono sia quelle internazionali che le grandi monete. Facendo un salto temporale, a quell’epoca sul territorio cisternese avremmo trovato anche monete del Ducato di Milano. A partire da questo secolo, arrivano grandi quantitativi di oro e argento dalle Americhe ma è quest’ultimo che ha il primato. Infatti, a poco a poco, va a sostituire l’oro ed è proprio in questo periodo che nasce lo scudo d’argento. Come si diceva, c’è una grande circolazione di monete. Il crosone, ad esempio, si usava anche a Cisterna. Il crosazzo, invece, era una moneta diversa, arrivava da Genova (peso 38 g) ed era di grande valore. Il popolo conosceva di più il mezzo scudo. Successivamente, Luigi XIII introdurrà il luigi d’oro e lo scudo bianco che rimpiazzerà il ducatone. La doppia dei Savoia copia la moneta di Luigi XIII e, forse, la zecca di Cisterna avrebbe avuto interesse a coniarle.

La zecca è il luogo dove si coniano le monete ma sarebbe riduttivo assegnarle solo questo compito. Giacomo dal Pozzo riceve il permesso di battere moneta come privilegio imperiale. La coniazione deve essere un atto di onestà perché, chi conia, deve essere garante. Ma la zecca è anche un onere e occorre che gli eredi paghino per la reinvestitura. Quindi non è solo un privilegio ma un’impresa. Fornisce reddito e, per questo, è importante garantirsi questa possibilità che, pur costando, ha potenzialità incredibili. Solitamente, le zecche si trovano ai confini dei grandi Stati, in piccoli feudi dove non c’è grande richiesta di moneta da parte degli abitanti. Però la loro presenza permette una certa indipendenza di questi piccoli territori dai grandi feudatari e da quelli vicini. Molti coniano monete per autocelebrarsi ma sono molto costose. Allora, si cominciano a produrre monete dove non corrisponde la quantità di metallo con quella dichiarata. L’emissione dipende dal contesto. Si producono monete in base alle richieste. Ma dove è più profittevole la propria moneta? Proliferano le monete piccole e scompaiono quelle di argento. Il successo di una zecca è di intercettare dinamiche monetarie e di farla rendere. Chi la gestisce è una sorta di manager. Si fanno circolare monete contraffatte più leggere per risparmiare metalli preziosi. Il maestro della zecca è quello capace di farla fruttare al meglio. Non si parla ancora di falso ma, diciamo così, di parametri diversamente onesti perché queste zecche sono autorizzate. Però ci anche le zecche dei falsari veri e propri che sono immense praterie e, ovviamente, non sono autorizzate.

Per far funzionare una zecca, occorre avere il metallo. L’argento arriva dal Perù. In Italia, Genova e Casale Monferrato sono luoghi di fondamentale importanza. A Genova, si compra l’argento sotto forma di moneta. È pressochè puro e permette di non operare ulteriori raffinamenti. Anche il conio, che è ciò che imprime la moneta ed è inciso, è prezioso e deve essere sfruttato fino all’ultimo. A Cisterna troviamo un torchio a bilancere, forse anche un laminatoio e questo è un altro elemento di pregio. Gli incisori sono professionisti, orefici, esterni alla zecca. Le lettere, gli stemmi… sono realizzati con dei punzoni. Ma la figura più importante rimane il maestro di zecca che, come un manager, gestisce la zecca per conto del committente. Ricevono locali, materiali, attrezzi e, in cambio, danno il 25% dei ricavi al vero proprietario che, quindi, subappalta e incassa il reddito. Cisterna è una realtà autonoma che, ufficialmente, dipende da Clemente X che, con un diploma, concede la realizzazione di una zecca. Cosa si conia? Questo sarebbe un punto da approfondire. Sappiamo di alcune monete: scudo, doppie da due, scudo bianco e mezzo scudo. Usano lo stesso conio per monete differenti ma utilizzando metalli diversi. Per finanziare la zecca, si inzia a produrre, ad esempio, il soldino di Milano ma si tratta ancora di valuta legittima. Abri e Bernard prendono l’appalto nel 1675. Successivamente ritroviamo Abri e altri. I nomi, però, sono ricorrenti anche il altre zecche per via del loro prestigio. Spesso si tratta di ugonotti scacciati dalla Francia.

A Cisterna, però, conia anche monete false. Infatti, si trova un punzone con la testa di dama per il luigino, all’insaputa del principe. Quindi, convive la zecca ufficiale per coniare le monete di rappresentanza (che non danno reddito), una per monete contraffate ed una per quelle false che è clandestina. Oggi sono introvabili e irriconoscibili per la qualità della fattura. Tutto ciò ha portato reddito… non si sa se anche al principe. C’è ancora moltissimo da studiare perché la zecca è durata poco forse anche per il cambiamento del mercato (gli anni ‘70/’80 non rendevano fruttuosa la contraffazione) che rende poco redditizia questa attività.

Nel suo intervento, Luca Oddone – che si occupa di digitalizzazione delle collezioni - ha parlato del Medagliere di Palazzo Madama a Torino che custodisce circa 100 000 monete appartenute a Mario Rasero, grande collezionista astigiano. Si trovano anche due monete contraffatte di Cisterna ma anche un mezzo scudo bianco d’argento passato all’asta a Basilea nel 1955 e comprato dal Museo di Palazzo Madama nel 1955.

Zecca di Cisterna d’Asti… ancora tutto da scoprire e l’intervento di Luca Gianazza ha portato molti spunti di riflessione. La speranza è che qualche ricercatore locale abbia voglia di immergersi e scoprire questa affascinante e misteriosa realtà.

 

Giovanna Cravanzola

 

 

 

 

 

 


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