(Notizie tratte da “Cisterna d’Asti. Un Principato tra Roero e Monferrato” di Baldassarre Molino e la Tesi di laurea in Storia del Diritto Italiano: La famiglia Dal Pozzo e il feudo di Cisterna di Marco Ferragatta)
Le motivazioni che hanno portato Cisterna ad essere una signoria con la massima prerogativa nobiliare (Principato), probabilmente, vanno ricercate nella sua posizione geografica: territorio autonomo inserito in una circoscrizione soggetta alla giurisdizione sabauda e terra di confine, in posizione strategica nell’ottica di espansione in Piemonte dei domini sia francesi che spagnoli. L’importanza del luogo è evidenziata anche in un documento dell’Archivio Dal Pozzo di Biella, custodito in copia al Museo Arti e Mestieri di un tempo:
“Nota de lo stato dele cose de la Cisterna (data presunta 24/2/1581)
Questo luogo è di molta consequenza; et ne li tempi dela guerra passata ha dato grandissimi fastidij essendo in mano de’ francesi; et questo per essere in mezzo et vicino a tutti questi luoghi:
- ad Asti, vicino 8 miglia, del Duca di Savoia
- Alba 9, S.Damiano 2, luoghi del Monferrato;
- Carmagnola 7, del Marchesato di Saluzzo;
- Villanova d’Asti 5, del Duca
- Montafia 8, Tegliola 4, luoghi della Chiesa”
(Archivio Museo, fascicolo 319, trascrizione di Baldassarre Molino)
Per circa 600 anni, la storia di Cisterna d’Asti si è sviluppata in modo turbolento e ha visto protagonisti i titolari (e gli aspiranti) del dominio diretto del luogo, i Signori che acquisivano il dominio utile e la comunità del luogo, che spesso subiva l’alternarsi degli eventi.
“La distinzione tra “dominium directum” e “dominium utilis” è un’invenzione dei maestri del diritto medioevali. Il dominio diretto si riferiva alla proprietà formale del bene, il dominio utile alla proprietà effettiva. Quando il bene passava a un nuovo vassallo, questi doveva giurare fedeltà e pagare il “laudemio” al feudatario.” (M.Ferragatta Tesi di laurea in Storia del Diritto Italiano: La famiglia Dal Pozzo e il feudo di Cisterna, p. 4)
980: Questo luogo viene citato in un documento dell’archivio capitolare di Asti, datato 8 dicembre 980, che riferisce la vendita di “terris arabilis” effettuata da “Adalmanno, col consenso del padre Goffredo”, a “Gisilberto prete”.
1242: Nella vendita di Cisterna ad Asti dei consignori di Loreto (Canale) si citano due chiese di Cisterna (dipendenti dalla Pieve di San Vittore di Canale. Nel Registrum Ecclesiarum dioecesis astensis del 1345, la ecclesia de Cisterna figura tra le chiese dipendenti dalla plebes de Canalibus (Canale: la più antica attestazione sicura della plebes sancti Victoris de Canalibus risale al 1041).
Il Codex Astensis riporta notizie documentate dell’esistenza dell’abitato di Cisterna risalenti almeno al 1242.
1274: le milizie astigiane distruggono il castello e l’abitato di Tuerdo, situato in Via Lunga, tra Cisterna e Montà, di proprietà dei De Gorzano. I De Gorzano, che ai tempi erano proprietari del castello di Cisterna avevano contrastato le mire espansionistiche della città di Asti, per questo motivo la città di Asti distrusse il loro castello a Gorzano e il villaggio del Tuerdo. Roberto di gorzano mantiene quanto possiede a Cisterna, castello compreso. I mattoni del castello di Gorzano vengono usati per fondare la “villanova” di San Damiano, nel 1275
Grazie a una concessione del 1311, dell’imperatore Enrico VII, la mensa vescovile di Asti rivendicava il dominio diretto del luogo, diritto che veniva sostenuto anche dalla camera apostolica della Santa Sede, che affermava la sua superiorità rispetto alla mensa vescovile. A complicare la situazione si aggiunsero anche le pretese dei Savoia sui feudi ecclesiastici, in virtù della concessione imperiale del 1313 (sempre di Enrico VII) del contado di Asti ad Amedeo V, duca di Savoia.
In questo clima di contrasti il controllo sul territorio di Cisterna (dominio utile) passò nelle mani di numerosi signori.
I primi di cui si abbia notizia – come anticipato precedentemente - furono i De Gorzano, a cui succedettero i De Mercato e, nel
1349, i Fazono Rabbia de Bergognini.
Nel 1387 Cisterna e Bogardo (Belriguardo, Bugard), feudi separati, sono compresi nella dote di Valentina Visconti, sposa di Ludovico di Turonia, duca d’Orleans
Nel 1390 una parte di Cisterna viene venduta ai Garetti ma
Nel 1412 il feudo viene loro confiscato dal vescovo Alberto Guttuari, che lo concede ai suoi fratelli.
Nel 1446 ritorna nelle mani dei Garetti
Nel 1460 circa: incursione da San Damiano con distruzione del castello di Bogardo e saccheggio del suo territorio da parte dei monferrini. I problemi sui confini tra Cisterna e San Damiano durano fino al ‘700.
Nel 1470-72, i Garretti vendono ai Pelletta. Nel 1476 Papa Sisto IV devolve il feudo di Cisterna al nipote, Antonio della Rovere.
A partire dall’ultimo quarto del ‘400 e lungo il ‘500 gli abitanti di Monte di Stefano (Bogardo) si ispostano nel pendio a levante della “villa” di Cisterna e sul colle di Lemonte.
Nel 1537 con l’invasione dell’esercito francese in Piemonte il castello di Cisterna, punto forte contro la monferrina San Damiano, viene occupato dal capitano Alessandro Torto
Nel 1559 i Della Rovere vendono al Capitato Torquato Torto, uomo d’arme al servizio dei francesi di stanza a Cisterna, che aveva sostituito Alessandro morto nella presa di San Damiano del 1544. In seguito, nel 1564, con la morte di Torquato Torto, l’eredità passa alla figlia Isabella, che nel 1577 sposa il marchese Borso Acerbi.
Nel 1599, il breve Coelestis potentiae, emanato da Clemente VIII, innalzò il feudo di Cisterna alla dignità marchionale.
Nel 1611 il vescovo di Asti vende al duca sabaudo le 17 “Terre di Chiesa” della Chiesa d’Asti (in questo numero era compresa Cisterna), riservando a questa solo la superiorità feudale. Papa Paolo V (a conferma dei problemi sul dominio diretto di cui si è parlato precedentemente) annulla il contratto, dando inizio a una vertenza destinata a durare finoal 1784, data in cui Cisterna passa sotto i Savoia. Cisterna resta alla Santa Sede.
Il 17 settembre 1650 il marchese di Voghera, Francesco Michelangelo Dal Pozzo, acquista il feudo di Cisterna e di Belriguardo.
Il 30 novembre 1669 il pontefice Clemente IX concede al marchese di Voghera la facoltà di conoscere anche in terzo grado le cause civili e criminali relative a fatti commessi dai suoi sudditi di Cisterna;
l’anno successivo, nel 1670, Giacomo Maurizio Dal Pozzo ottiene, da Clemente X, l’erezione del marchesato in principato.
A questi privilegi, nel 1673 se ne aggiunge un terzo, la facoltà di battere moneta.
Sembra che il principe Giacomo Maurizio abbia coniato un numero molto limitato di esemplari, probabilmente al solo fine di dimostrare il proprio prestigio.
Dopo meno di un mese dall’emanazione del breve papale che concedeva la possibilità di battere moneta (28 marzo 1673), il 21 aprile, il principe Giacomo Maurizio inizia le operazioni di ampliamento dell’edificio, nella parte nord-ovest del castello, per ottenere gli ambienti in cui realizzare le monete, ora occupati dalle cantine e dal fabbro, dove si può ancora vedere il trave della zecca.
Il Principe assume due zeccanti francesi: Abri e Bernard.
Molino (op. cit) sostiene che nella zecca di Cisterna oltre a coniare le monete ufficiali citate dal Promis: Dieci Scudi d’oro, Doppia da Due d’oro, Scudo Bianco d’argento, Mezzo Scudo Bianco d’argento e quelle contraffatte: il Mezzo Scudo Bianco di Francia d’argento e il Soldino Milanese di Carlo II, di rame (citato nelle pubblicazioni di numismatica), si produssero anche altre contraffazioni: Crosazzi, Doppie Nuove di Saoia, Doppie di Firenze, Cinque Soldi di Genova, Filippi.
Nel 1678 inchiesta contro il governatore del castello per stampa di monete false e chiusura della zecca
Nel 1694 le mura del castello raggiungono le dimensioni attuali mediante l’inclusione del giardino “inferiore” quello che noi chiamiamo pubblico. Viene abbassata una rocca cui si accedeva con un ponte levatoio, separata dal castello da un fossato e viene costruito il muro di cinta (a spese della comunità).
Nel 1784 il dominio diretto del feudo passa dal Papa ai Savoia (il “giuramento di fedeltà” ai Savoia avviene nel 1790)
Nel 1791 viene costruita la volta del salone della cisterna
Nel 1867 Maria Vittoria Dal Pozzo, ultima del casato, sposa Amedeo Ferdinando duca d’Aosta, terzogenito e secondo figlio maschio, del re sabaudo Vittorio Emanuele II
Nel 1912 gli eredi di Maria Vittoria donano il castello al Comune di Cisterna
Nel 1980, dopo 20 anni di abbandono dell’edificio (intorno agli Anni Sessanta il comune e le scuole vengono trasferiti dove sono ora), nasce il Museo Arti e Mestieri di un tempo. Nel corso di questi 40 anni il castello viene recuperato grazie alla presenza di questo progetto.
ANTICHE MONETE DEL PRINCIPATO DELLA CISTERNA E DI BELRIGUARDO